SINOSSI
Tratto dal romanzo di Jean Teule’ da cui Gabriele Lavia ne ha ricavato un lungo atto unico di circa un’ora e mezza “Le leggi della gravità” racconta la storia di una donna che una notte di cattivo tempo si reca nel commissariato del suo quartiere e confessa l’assassinio del marito avvenuto una decina di anni prima. Il “caso” era stato “chiuso” come suicidio. Il marito si era gettato dal balcone, dell’undicesimo piano. La donna, ora, dice di averlo spinto lei giù dal balcone. Tra poco più di un’ora scadranno i termini per riaprire il “caso”. Leggi di gravità diverse: quella fisica di nove e ottantuno metri al secondo e l’altra, non misurabile, è la caduta delle coscienze, dentro i fallimenti delle proprie vite.
NOTE DI REGIA
Una notte di freddo e di pioggia. A Le Havre, in Normandia. Una donna entra in un commissariato. C’è un vecchio commissario che sta per andare in pensione. La donna viene ad autodenunciarsi. Ha ucciso il marito dieci anni prima. Lo ha spinto giù dal balcone, undicesimo piano. La legge di gravità è ineludibile. Nove e ottantuno metri al secondo. Ma la legge di gravità dell’essere “esseri umani” qual è? Alla legge fisica di gravità non si può sfuggire. Ma a quella metafisica? A quella dell’essere umano? La legge non misurabile dell’amore, del dolore, della rabbia, del senso di colpa, del fallimento, della incertezza dell’essere, non è meno ineluttabile dei nove e ottantuno metri al secondo. L’uomo cade nella vita. Cade nel suo dolore, come cade nella felicità e nel successo. L’uomo cade, precipita nel fallimento (da fallere, cadere) e fa male. In una notte freddissima un uomo e una donna prendono coscienza delle loro cadute. Ma vivere forse è la presa di coscienza dei propri “dolorosi” fallimenti.
Gabriele Lavia