LE LEGGI DELLA GRAVITÀ

12 GIUGNO 2021 - TEATRO MARIA CANIGLIA - ANTEPRIMA NAZIONALE

08

Maggio
12 GIUGNO 2021 - TEATRO MARIA CANIGLIA - ANTEPRIMA NAZIONALE

credits:

adattamento

Gabriele Lavia

traduzione

Chiara De Marchi 


Regia

Gabriele Lavia 


con

Gabriele Lavia

Federica Di Martino 

Enrico Torzillo


Scene

Alessandro Camera


Costumi

Andrea Viotti


Musiche

Antonio Di Pofi


Assistente alla regia

Giovanna Guida


Suggeritore

Bruno Prestigio


Attore/doppio

Lorenzo Volpe


Disegno Luci

Giuseppe Filipponio


Macchinista

Adriano De Ritis


Fonico

Riccardo Benassi


Attrezzista

Martina Di Martino


Organizzazione

Paolo Broglio Montani

QUANDO

12 GIUGNO 2021 - 18:30

DOVE

TEATRO MARIA CANIGLIA - SULMONA

SINOSSI

Tratto dal romanzo di Jean Teule’ da cui Gabriele Lavia ne ha ricavato un lungo atto unico di circa un’ora e mezza “Le leggi della gravità” racconta la storia di una donna che una notte di cattivo tempo si reca nel commissariato del suo quartiere e confessa l’assassinio del marito avvenuto una decina di anni prima. Il “caso” era stato “chiuso” come suicidio. Il marito si era gettato dal balcone, dell’undicesimo piano. La donna, ora, dice di averlo spinto lei giù dal balcone. Tra poco più di un’ora scadranno i termini per riaprire il “caso”. Leggi di gravità diverse: quella fisica di nove e ottantuno metri al secondo e l’altra, non misurabile, è la caduta delle coscienze, dentro i fallimenti delle proprie vite.

NOTE DI REGIA

Una notte di freddo e di pioggia. A Le Havre, in Normandia. Una donna entra in un commissariato.  C’è un vecchio commissario che sta per andare in pensione. La donna viene ad autodenunciarsi. Ha ucciso il marito dieci anni prima. Lo ha spinto giù dal balcone, undicesimo piano. La legge di gravità è ineludibile. Nove e ottantuno metri al secondo. Ma la legge di gravità dell’essere “esseri umani” qual è? Alla legge fisica di gravità non si può sfuggire. Ma a quella metafisica? A quella dell’essere umano? La legge non misurabile dell’amore, del dolore, della rabbia, del senso di colpa, del fallimento, della incertezza dell’essere, non è meno ineluttabile dei nove e ottantuno metri al secondo. L’uomo cade nella vita. Cade nel suo dolore, come cade nella felicità e nel successo. L’uomo cade, precipita nel fallimento (da fallere, cadere) e fa male. In una notte freddissima un uomo e una donna prendono coscienza delle loro cadute. Ma vivere forse è la presa di coscienza dei propri “dolorosi” fallimenti.

Gabriele Lavia