La chiamavano La Lupa. Oggi come ieri, è la donna che non si vergogna della sua sensualità e viene per questo additata dal contesto sociale perché libera, strana, diversa.
Lei, che di quella tentazione amorosa e carnale per Nanni si considerava la vittima. L’ossessione la spinge fino al gesto estremo di dargli in sposa la figlia Mara, per non perderlo.
Anche Nanni cade in questo vortice, si trascina a ginocchioni in penitenza lungo la processione, ma non riesce a liberarsi dalla tentazione della Lupa. Il gioco tra vittima e carnefice è un gioco al massacro. Insieme vivono nel “peccato”, e nella follia. Forse solo la morte potrà salvarli.
Nel testo, viene quindi amplificato il punto di vista della donna e della possibilità di vivere la propria vita sentimentale e sessuale liberamente, a dispetto di un ambiente retrogrado sempre pronto a puntare il dito contro quello che succede nelle vite e nelle case degli altri.
Una lettura al femminile che esalta alcuni aspetti dell’opera verghiana, in cui l’autore delinea una protagonista molto diversa rispetto ai personaggi femminili delle sue altre opere.
Dopo più di 140 anni La Lupa, e i personaggi che intorno a lei si muovono e agiscono, ci raccontano una storia di cui è ancora necessario parlare, su cui è ancora fondamentale riflettere.
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